separazione e figli

Separazioni e figli...

La separazione dei genitori è per un figlio un evento traumatico e doloroso.

Durante la separazione, il bambino non è solo osservatore, ma entra a far parte di un “gioco” da protagonista poiché chiamato ad assumersi ruoli, a schierarsi con l'uno o l'altro genitore, a mediare il conflitto….


Il Mediatore Familiare nelle separazioni...

    

“Il Servizio di Mediazione Familiare è rivolto esclusivamente ai genitori. La mediazione aiutando i genitori contribuisce indirettamente, ma in modo più naturale, a migliorare le condizioni di vita dei loro bambini. Nel momento di crisi rappresentato dalla separazione nei bambini possono affacciarsi tristezza e dolore, paure e timori, sentimenti di perdita, fantasie di responsabilità e di riconciliazione, collera, sensazioni di solitudine, difficoltà nel rapporto con se stessi e con gli altri.

Si tratta di fenomeni naturali, temporanei, collegati normalmente alla separazione e destinati a risolversi nel tempo se i genitori sono in grado di proteggere il bambino dagli aspetti conflittuali più intensi, garantendogli la possibilità di mantenere il rapporto con entrambi, evitando di utilizzarlo strumentalmente nel conflitto. Ma il bambino non è il solo a soffrire il clima di separazione, anche i suoi genitori rischiano di rimanere intrappolati in una situazione drammatica perché, pur essendo affettivamente legati al proprio figlio, si trovano in difficoltà nel collaborare per il suo benessere. La Mediazione Familiare si propone di mantenere entrambi i genitori protagonisti e responsabili evitando la logica della “vittoria” di una parte sull’altra, e della contrapposizione tra genitori “ buoni” e “ cattivi”.


Si tratta di un “viaggio” intrapreso in tre con un unico conduttore. Una serie di incontri, circa 10-12, a seconda del caso, nel quali il mediatore familiare deve favorire la comunicazione tra due persone che pur non legati più da un sentimento, devono collaborare e trovare soluzioni perché padre e madre delle stesse creature. Soluzioni però realistiche su tutte le principali questioni riguardanti i figli.

 Il Servizio è indipendente dal sistema giudiziario. Il lavoro di mediazione deve procedere in totale autonomia anche rispetto ai tribunali, che pure possono essere gli invianti. Non vengono fatte relazioni, né formulate diagnosi, come per una consulenza tecnica o perizia. Se le parti, per un qualche motivo, hanno intenzione di dare comunicazioni sul percorso di mediazione e gli accordi presi, lo devono fare in prima persona.  Il Mediatore è tenuto a mantenere il segreto sui contenuti dei colloqui, anche se già conclusi.

E’ opportuno che gli incontri vengano seguiti sempre dallo stesso professionista, ciò facilita un rapporto continuativo e solido con i figli. In questo caso il mediatore non deve assumersi il ruolo di "supergenitore", sostituendosi ai genitori stessi, dicendo loro cosa può essere il meglio per i figli; non può però rinunciare a sollecitare un’attenta riflessione e una presa di decisioni che siano coerenti con l’intenzione di tutelare ed educare adeguatamente i minori.  E’ auspicabile, ovviamente, che i genitori vadano sempre insieme agli incontri. Sebbene questo risulta spesso molto difficile quando i protagonisti vivono forti contrasti. E’ compito del Mediatore responsabilizzarli e agevolare entrambi a stabilire una comunicazione efficace.

Proprio per il fatto che essa è un’iniziativa autonoma e volontaria fa aprire la possibilità “…di costruire un progetto di intesa reciproca e durevole... Tale progetto ha dunque maggiori possibilità di essere rispettato” (V.Paolillo). Con la mediazione si vuole proporre ai due ex coniugi un percorso lungo il quale fare esperienza di un modo nuovo di stare insieme, nel rispetto della decisione di non essere più coppia.

Questo ovviamente non significa che la mediazione sia per tal motivo semplice. La separazione è sempre un momento di grande difficoltà e contrasto, specie quando la “rottura” è voluta da un solo coniuge e per l’ingresso nel rapporto di un’altra persona.

L’intervento del mediatore familiare dovrebbe preferibilmente essere utilizzato prima dell’avvio delle procedure legali, ma si rileva efficace anche per coloro che le abbiano già avviate.

 Un principio fondamentale è che le persone devono essere considerate protagoniste della propria vita; il mediatore offre gli strumenti per riflettere sugli obiettivi che possono essere raggiunti (e su come possono essere raggiunti) secondo quelli che sono i valori e le capacità delle persone stesse.

“Mediazione familiare” indica la mediazione di questioni familiari, includendovi rapporti tra persone sposate e non (conviventi “more uxorio’’, ecc.), con lo scopo di facilitare la soluzione di liti riguardanti questioni relazionali, organizzative, prima, durante e dopo il passaggio in giudicato di sentenze relative a: scioglimento del rapporto coniugale; divisione delle proprietà comuni; assegno di mantenimento al coniuge debole o alimenti; responsabilità genitoriale esclusiva o condivisa; residenza principale dei figli; visite ai minori da parte del genitore non affidatario, che implicano la considerazione di fattori emotivi e relazionali, con aspetti legali, economici e fiscali. In mediazione familiare la negoziazione fra le parti può richiedere un periodo di sospensione delle cause legali, se queste hanno già avuto inizio. La negoziazione è condotta principalmente dalle parti, che possono anche rivolgersi ad esperti o ai propri avvocati di fiducia e, se lo credono necessario, possono invitarli a partecipare alle sedute di mediazione. La presenza dei rappresentanti legali non è prevista, ma può essere consentita a seconda degli approcci.

 

Differenza tra Counseling e Mediazione Familiare

Due realtà a confronto

 

    E’ ancora molto poco chiara la differenza tra un Mediatore Familiare e chi offre servizi di Counseling Familiare o di coppia.

Il mediatore familiare è un esperto nella gestione dei conflitti, è imparziale e non dà giudizi. Aiuta la coppia a comunicare efficacemente rispetto alla separazione in corso. E’ un professionista che si pone in una posizione neutrale, ha l’obbligo di non giudicare l'adeguatezza delle proposte delle parti e non deve fornire soluzione ai problemi. Egli si  limita a favorire forme di cooperazione, stimolando l'esplorazione di soluzioni innovative e personalizzate per le questioni relative a questo grande momento di cambiamento.  Crea per tali scopi un clima positivo finalizzato al rapporto empatico e funzionale agli obiettivi. Valorizza funzioni e ruoli diversi, sottolinea la differenza tra il ruolo coniugale e quello genitoriale, che spesso si sovrappongono piuttosto che procedere paralleli. Qualunque sia l’approccio teorico di riferimento e la sua formazione, la mediazione familiare non è un intervento psicologico. Il mediatore non fa assolutamente psicoterapia o percorsi finalizzati alla ricomposizione del rapporto di coppia.

     La mediazione familiare si distingue dal Counseling di coppia o familiare, in quanto questi ultimi interventi hanno come obiettivo il mantenimento o la ricostituzione del legame coniugale o di fatto, mentre la mediazione mira a garantire la continuità della funzione genitoriale in presenza di una volontà di separazione/divorzio espressa dalla coppia stessa.
Inoltre, mentre il percorso di counseling può essere intrapreso anche dal singolo individuo, la mediazione familiare richiede obbligatoriamente il consenso e la presenza di entrambi i membri della coppia. Infine, mentre il counseling si concentra sul “qui ed ora” del cliente (cioè sul tempo presente) e la psicoterapia ricerca le origini del disagio attuale nelle esperienze del passato, la mediazione è proiettata nel futuro e prende in considerazione i vissuti emotivi e i bisogni più profondi delle parti al solo fine di consentire l’elaborazione interiore dell’evento “separazione/divorzio” e il raggiungimento di un accordo che possa soddisfare gli interessi di tutti i componenti della famiglia e che, proprio per questo, possa essere più stabile e duraturo possibile.

    La Mediazione Familiare è una procedura alternativa alla controversia legale e alle forme di aiuto.

Si lavora sul recupero di risorse personali, perseguendo un benessere dell’individuo, necessario per l’assunzione delle responsabilità e dei compiti genitoriali. Anche se le emozioni, i sentimenti, le personalità non diventano l’oggetto principale (almeno a seconda dei modelli cui il mediatore si riferisce) del lavoro, devono comunque essere considerate per il peso che possono avere nella formulazione di accordi e nella realizzazione del progetto.

La figura del mediatore è molto delicata e non può essere interpretata come un ruolo che si assimili alla professione terapeutica o addirittura legale. Occorrere quindi che chi vuole esercitare la mediazione familiare, pur facendo essa parte delle possibili attività di Relazioni di aiuto, abbia una formazione specifica e che comunque nell'esercizio della professione di mediatore venga escluso ogni altro ruolo professionale. Una formazione che è rivolta ad acquisire le basi fondamentali e minime per svolgere in pratica il ruolo professionale, in professionisti già orientati in tal senso per precedenti esperienze o per predisposizione individuale o che hanno intenzione di approfondire in seguito la propria formazione.

La Mediazione Familiare viene sempre più frequentemente riconosciuta come un metodo di lavoro strutturato che esige competenze specifiche nella risoluzione del conflitto al fine di aiutare le coppie nel passaggio da un confronto distruttivo alla ricerca comune di soluzioni a problemi precisi.

E’ pur vero che le due modalità di intervento, anzi le tre modalità, compresa la Psicoterapia, affondano le proprie radici in problematiche comuni.